L’Istituto Internazionale per la Pace (IIP) è un’organizzazione internazionale non governativa con sede a Vienna, in Austria; ha uno status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza, la Cultura e la Comunicazione (UNESCO).

– Come descriverebbe l’“approccio olistico” che l’IIP persegue nel promuovere la pace e il dialogo internazionale? E come funziona nella pratica?

Considerando che i conflitti e le guerre non nascono dal nulla, è fondamentale comprenderne tutti i diversi aspetti e livelli: le ragioni storiche, socioculturali, (geo-)politiche e (geo-)economiche che portano a una situazione di conflitto. La risoluzione e/o la trasformazione dei conflitti non è un processo lineare. Gli aspetti sopra menzionati sono rilevanti, e tutte le parti interessate – politici, società civile, diplomatici e militari – devono essere coinvolti in un processo che abbia come scopo la giustizia e porti contestualmente alla diminuzione della violenza. Il dialogo funge quindi da precondizione per il (ri)stabilimento di una società inclusiva, creando l’opportunità per una cooperazione basata sul mutuo rispetto tra gli interessati.

L’obiettivo principale dell’IIP, che cerca di fungere da piattaforma, è fornire uno spazio neutrale per i diversi attori coinvolti, per migliorarne le relazioni, per discutere esperienze e percezioni, per smantellare rappresentazioni ostili, per promuovere la comprensione reciproca e la solidarietà e per consolidare un potenziale processo di riconciliazione, nonché per identificare possibili canali di cooperazione al di là delle divisioni create dai singoli conflitti.

– Migrazione: è un tema che attualmente divide i partner dell’Europa occidentale e orientale, in particolare Serbia, Ungheria, Austria (come è emerso durante il vertice sulle migrazioni di Vienna del luglio 2023[1]). La crisi ucraina ha sicuramente peggiorato la situazione, creando un’emergenza nell’emergenza. Il 20 dicembre 2023 il Consiglio e il Parlamento dell’UE hanno concordato la riforma del sistema di asilo e migrazione comunitari[2]; È un passo nella giusta direzione? Cosa può essere migliorato?

Nel cosiddetto Occidente il tema della migrazione ha subito una politicizzazione senza precedenti. Pur riconoscendo che il tema della migrazione e anche dell’integrazione comportano molteplici sfide per le nostre società, dobbiamo comprendere che non si tratta solo di una questione europea, ma globale. Se distinguere tra migranti e rifugiati è fondamentale, i diritti umani devono essere applicabili a tutti. Fermare le migrazioni è impossibile, ma è necessario trovare un modo per gestirle garantendo i diritti umani, esaminando allo stesso tempo le cause profonde di questi movimenti migratori. In un mondo globalizzato è necessario che tutti i paesi europei lavorino insieme per trovare soluzioni condivise. Esternalizzare i problemi, scaricandoli alle frontiere esterne dell’UE non solo minerà la credibilità dei nostri valori europei, ma porterà anche alla sofferenza – e in ultima analisi alla morte – delle persone coinvolte. La nuova riforma del sistema di asilo e migrazione dell’UE, purtroppo, non affronta le questioni importanti. In assenza di possibilità di entrare legalmente nell’Unione Europea, i migranti correranno comunque il rischio, percorrendo rotte non sicure e affidandosi a trafficanti di esseri umani. Inoltre, rendere la questione un mezzo di scontro politico, porta a un’ulteriore polarizzazione delle società nei paesi dell’UE a scapito della ricerca di una soluzione in favore dei più deboli. L’UE offrirebbe meccanismi flessibili per gestire i rifugiati, come è avvenuto per i rifugiati ucraini nel 2022 con la cosiddetta Legge per la Protezione Temporanea; ma questo stesso meccanismo non è stato applicato durante “l’afflusso” di rifugiati nel 2015, e questo a causa della resistenza degli Stati membri dell’Europa orientale. La solidarietà è un valore europeo, ma spetta ai singoli Stati membri mantenere questo valore in vita. Finora ciò, purtroppo, non è avvenuto.

– Di fatto, il progressivo “blindamento” dei confini sud-orientali dell’UE rende, di anno in anno, i rapporti dell’Unione con i Balcani sempre più freddi; Tutto ciò ha consentito che nella regione si siano affacciate altre potenze: assistiamo al “ritorno” della Turchia e alla penetrazione di paesi come Cina, Russia e gli Stati del Golfo. Questo si inserisce in quadro generale già delicato, dove tensioni mai sopite possono esplodere nuovamente. Come giudica la situazione e l’operato dell’UE?

L’IIP è impegnato sull’argomento con la Balkans Initiative, a che punto è questa missione?

Si potrebbe sostenere che, per quanto possa sembrare cinico, la guerra in Ucraina abbia riportato l’attenzione dell’UE sui Balcani occidentali. Dopo un decennio di enlargement-fatigue[3], sembra che l’UE abbia capito che la sicurezza comunitaria dipende anche da quella dei paesi vicini, e che i loro progressi in termini di diritti umani, democrazia, stato di diritto e ambiente sarebbero vantaggiosi anche per l’UE. Se è vero poi che Russia, Cina, Emirati Arabi e Turchia hanno un ruolo maggiore nella regione rispetto a dieci anni fa (e su diversi livelli), l’UE è ancora di gran lunga il più grande partner economico, inoltre la popolazione di tutti i paesi dei Balcani occidentali – con l’eccezione della Serbia – ha un atteggiamento evidentemente pro-Europa. L’UE, quindi, ha influenza sulla regione, ma questa deve essere utilizzata per sostenere quelle forze che si stanno impegnando a trasformare i paesi in stati democratici basati sul diritto. Purtroppo, negli ultimi anni l’UE ha perso credibilità a causa delle promesse non mantenute nei confronti di alcuni dei paesi in linea con i requisiti europei. Inoltre, ci sono diverse minoranze politiche che sono state tollerate e accontentate dai leader europei e che portano ad una diffusa frustrazione in queste società: essere duri nei confronti dei leader nazionalisti e tradizionalisti è importante tanto quanto il sostegno finanziario ed economico. È giunto il momento che l’UE comprenda che, se non sarà possibile trovare soluzioni politiche alle controversie nella regione, lo scoppio della violenza (anche se non necessariamente bellica) continuerà ad essere una costante.

La nostra iniziativa per i Balcani occidentali consiste in una rete di giovani leader, provenienti da diversi settori, che condividono una visione: quella di una regione democratica, basata sullo stato di diritto e sui valori europei che sono il fondamento della stessa UE. Lo scopo di questa iniziativa è sostenere questa visione, affrontandone le sfide, dando sostegno ai leader che sono disposti a trasformare i loro paesi, combattendo la corruzione e superando il nazionalismo, per trasmettere questo messaggio ai leader europei.

– Guardando più ad Est, c’è un’altra situazione critica, anche se non compare più sulle prime pagine dei giornali, ed è quella del Nagorno-Karabakh. L’IIP è attiva in quelle zone, come si sta evolvendo la situazione?

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian dura già da più di tre decenni. Molti sono gli attori regionali coinvolti: Russia, Turchia, Iran, Stati Uniti ed anche Unione Europea. Con la recente operazione militare del settembre 2023, la riconquista e la reintegrazione del Nagorno-Karabakh all’Azerbaigian e l’esodo di massa della popolazione armena, la questione sembra essere conclusa. Come la maggior parte dei conflitti, anche quello tra Armenia e Azerbaigian non è semplice. Se da un lato il blocco durato 10 mesi del corridoio Latschin nel 2023 è stato una tragedia, che ha portato a una crisi umanitaria e all’esodo di massa di 120.000 armeni, dobbiamo anche comprendere la sofferenza dei 650.000 azeri che, durante gli anni ’90, hanno subito l’espulsione dal Karabakh e la distruzione delle proprie case per opera dell’Armenia. Inoltre, l’area del Nagorno-Karabakh è disseminata di mine, e ci vorranno decenni per bonificarla. La strada verso un accordo di pace, tuttavia, potrebbe essere concepita come percorribile da parte dell’Armenia, in seguito alla sconfitta militare e per via della difficile situazione geografica e geopolitica del paese. L’Armenia si trova ora in una situazione in cui l’equilibrio di potere è sbilanciato. Esiste ovviamente una finestra di opportunità per un accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian, ma ci sono ancora alcuni dettagli da definire. Per essere credibile, l’UE dovrebbe assumere una posizione realistica e imparziale nei confronti di questo conflitto, e, in definitiva, dovrebbe profondere degli sforzi per ridurre i motivi di attrito tra i due paesi.

– la percezione generale è che in tutto il mondo crisi, guerre e conflitti regionali dilaghino senza mai trovare una soluzione; dopo pochi mesi non trovano più spazio sui media e nella cronaca e di conseguenza la maggioranza dell’opinione pubblica se ne dimentica. Ritiene che ci sia una disaffezione o – peggio – una desensibilizzazione rispetto al tema della pace e dei diritti umani?

L’erosione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario sono tra le maggiori preoccupazioni che ci dobbiamo porre. Dobbiamo capire che il passaggio da un ordine mondiale unipolare ad uno multipolare è già avvenuto, mentre la credibilità nell’Occidente e nei suoi valori, già bassa da molto tempo, sembra essersi definitivamente estinta in seguito alla guerra di Israele contro Gaza. Sebbene non vi sia assolutamente alcuna giustificazione per l’orribile massacro e il rapimento di civili israeliani da parte di Hamas, questo non significa che Israele non si senta obbligato a seguire il diritto internazionale umanitario. L’ingiustizia non giustifica l’ingiustizia.

L’unità ostentata dall’Occidente in occasione dell’invasione – illegale e immotivata – della Russia all’Ucraina si sta già sgretolando, come si è potuto vedere in occasione delle votazioni sulle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che richiedono la protezione dei civili palestinesi e israeliani. Mentre la Germania si è astenuta, Francia, Portogallo e Spagna hanno votato a favore. L’Austria ha addirittura votato ripetutamente a sfavore. Ma ciò che è valido per l’Ucraina deve esserlo anche per Gaza, in caso contrario perdiamo, come UE, tutta la nostra credibilità. Adesso stiamo assistendo all’allargamento degli stati BRICS[4]: Si tratta di una rete di stati, dittature, autocrazie, teocrazie e democrazie che sembrano avere in comune solo la volontà di sfidare il presunto dominio economico dell’Occidente. In un mondo in cui oltre il 60% della popolazione non vive in stati democratici, è necessario essere realistici e pragmatici, senza però rinunciare ai nostri valori comuni europei. Le sfide globali sul tavolo sono molteplici e ostiche, e nessuno può pensare di vincerle senza lo strumento della cooperazione internazionale, anche con paesi profondamente diversi per valori e concezioni; tuttavia, ancora una volta, non possiamo, come Unione Europea, pensare che i nostri valori fondanti possano essere contrattabili.

– Quasi come un effetto domino, la crisi di Gaza si è estesa a gran parte del Medio Oriente, riaccendendo conflitti sopiti e mai risolti; È il caso della tensione Iran-Pakistan (ci sarà una vera de-escalation?) e dei recenti raid nel Kurdistan (sia turchi che iraniani). È una situazione preoccupante e una minaccia concreta per la stabilità di un’area che non si è mai ripresa dai conflitti degli ultimi anni. Quali potrebbero essere misure tangibili per promuovere la pace in quelle regioni?

Al momento possiamo solo sperare che la situazione non peggiori ulteriormente, anche se non ci sono, purtroppo, grandi motivi di ottimismo al riguardo. Il conflitto tra Israele e Palestina dura da più di 70 anni e, come detto prima, se non si lavora per trovare soluzioni politiche, la situazione continuerà ad aggravarsi. Non rinunciare all’ordine internazionale che è stato creato dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, tornando al “mai più”, è il miglior consiglio che potrei dare in questo momento. Tuttavia, sembra che i valori stiano cedendo il passo agli interessi. È molto più facile distruggere l’ordinamento comune creato dopo la Seconda Guerra Mondiale piuttosto che ricostruirlo.

– Può anticiparci alcuni dei temi globali del Rapporto Annuale IIP 2023?

Poiché ci occupiamo principalmente di conflitti e guerre, ci sono diversi temi e argomenti che influenzano le dinamiche globali, direttamente o indirettamente. Una delle sfide più grandi è e sarà a lungo la lotta al cambiamento climatico: questo influenza le dinamiche dei conflitti (si pensi ai conflitti per l’acqua o per altre risorse naturali). Un’altra questione trasversale, e da non dimenticare, è quella della parità di genere. Sappiamo, ad esempio, grazie a numerosi studi e ricerche, che gli accordi di pace sono più sostenibili e duraturi se nel processo vengono incluse le donne e – in generale – le minoranze. Un terzo tema che mi viene in mente è la digitalizzazione e il progresso dell’intelligenza artificiale, ad esempio nello sviluppo di sistemi d’arma autonomi.


[1] https://www.puls24.at/news/politik/orban-und-vucic-bei-nehammer-wenn-hardliner-kuscheln/302021

[2] https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2023/12/20/the-council-and-the-european-parliament-reach-breakthrough-in-reform-of-eu-asylum-and-migration-system/

[3] Trend a lungo termine che evidenziava come i cittadini dell’UE fossero in larga parte contrari all’allargamento dell’Unione, soprattutto verso i paesi dell’Europa Orientale.

[4] Raggruppamento di economie mondiali emergenti, formato da Brasile, Russia, India e Cina con l’aggiunta di Sudafrica ( 2010) e (2024) di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti.

The International Institute for Peace (IIP) is an international, non-governmental organization with its headquarters in Vienna, Austria; it has a consultative status to the Economic and Social Council of the United Nations (ECOSOC) and the United Nations Organization for Education, Science, Culture and Communication (UNESCO).

– How would you describe the “holistic approach” that the IIP pursues to promote peace and dialogue? And How does it work in practice?

Considering that conflicts and wars do not evolve in a vacuum, it is crucial to understand all the different aspects and levels, historical, sociocultural, (geo-)political and (geo-)economic reasons which lead to a situation of conflict. Conflict-resolution and/or – transformation is not a linear process. All these aspects are relevant and all stakeholders, politicians, civil society, diplomats and military need to be part of process which ultimately leads to the increase of justice and decrease of violence. Dialogue therefore serves as a precondition for the (re-)establishment of an inclusive society and creates opportunities for mutual respectful cooperation between the people concerned.

Providing a neutral space for different actors, to improve relationships, to discuss experiences and perceptions, to dismantle hostile images, to promote mutual understanding and solidarity and to consolidate a potential process of reconciliation as well as to identify possible channels for cooperation across conflict divides is the main goal of the IIP, which tries to serve as a platform.

– Migration: is it a actual theme of controversies between the West and East Europe Partners, in particular Serbia, Hungary, Austria (as seen during the migration summits in Vienna of July 2023[1]). The Ukraine crysis certainly has made the situation worse, adding an emergency in the emergency. On december 20, 2023 the EU Council and Parliament agreed on reform of EU asylum and migration system[2]; Is it a step in the right direction? What has to be improved?

Especially in the so-called West the topic of migration has been politizised in a manner which is unprecedented. While acknowledging that migration but also integration bring manifold challenges for our societies we need to undestand that it is not only a European task, but a global one. To differentiate between migrants and refugees is key, while human rights are applicable to all. Stopping migration is not possible, but we need to find ways to manage it humanely while also looking at the root causes of migration and flight. In a globalized world there is a need for all European countries to work together to find solutions. Outsourcing problems to borders outside of the EU will not only dismantle credibility in our European values, but will also lead to the suffering, including the death, of people. The new EU reform of the EU asylum and migration system, unfortunately, is not tackling the important questions. Without legal possibilities to enter the European Union people will still take the risk to enter via unsecure routes and human traffickers. Additionally, by politisizing challenges rather than looking for solutions we witness a further polarization of societies in EU countries on the back of vulnerable people. The EU offers flexible mechanisms to deal with refugees which has been the case by invoking the so-called Temporary Protection Act for Ukrainian refugees in 2022. This same mechanism was not introduced during the so-called refugee influx in 2015, because of the resistance of member states in Eastern Europe. Solidarity is a European value but it is up to the member states to live up to them. Until now this has, unfortunately, not happened.

– As a matter of fact, the progressive “armoring” of the South-Eastern borders of the EU makes the relations of the Union with the Balkans colder year after year. This situation has opened the doors of the region to other powers: we can see a Turkey “comeback”, and the penetration of country like China, Russia and Gulf States. All of this is part of a delicate situation, where never-extinguished tensions can explode again, how do you judge the situation and the EU operate?

The IIP is committed to the theme with the Balkans Initiative, what stage is the mission at?

I would rather argue that, as cynical as it might sound, the war against Ukraine brought the attention of the EU back to the Western Balkans. After a decade of enlargement-fatigue it seems that the EU understood that our security depends also on the security of our neighborhood and that progress in terms of democracy, rule of law, human rights, environment in this region would be beneficial for the region itself, but also for the EU. While it is true that Russia, China, the Emirates and Turkey do play a bigger role in the region than they did a decade ago (on different levels) the EU still by far is the biggest investor and – with the exception of Serbia –  the population of all the Western Balkan countries are having a very pro-european attitude. The EU, therefore, has leverage in the region, but it must be used to support those forces who are engaging in transforming the countries towards democratic states based on the rule of law. However, the EU lost credibility in the recent years due to broken promises towards some of the countries who fulfilled the European requirements. Additionally there are several spoilers in the political leadership which have been appeased by the European leaders and which leads to frustration in the societies. Being tough on backwards-oriented nationalist leaders is as important as financial and economic support. It is high time for the EU to understand, that if a political solution for the disputes in the region cannot be found, the outbreak of violence (not necessarily a war) will continue to happen. Our Western Balkans initiative is a network of young leaders, coming from different fields, who share a vision: a democratic region, based on the rule of law and European values who are part of the European Union. To advocate for this vision by looking closely at the challenges, to give support for leaders who are willing to transform their countires, to fight corruption and to overcome nationalism  and to transport this message to European leaders, is the aim of this initiative.

– Looking more at East, another critic situation it’s no longer on newspaper, the Nagorno-Karabakh. The IIP has a spotlight in the area, how the situation is evolving?

The conflict between Armenia and Azerbaijan goes on for more than three decades already. Additionally, there are many regional players involved: Russia, Turkey, Iran as well as the US and the EU. With the last military operation in September 2023, the re-gaining and re-integration of NK into Azerbaijan and the mass exodus of nearly all Armenians from NK, the issue about NK seems to be over. As most conflicts also the Armenia-Azerbaijan conflict is not a simple one. While the 10 months long blockade of the Latschin-corridor in 2023 led to a humanitarian crisis and the mass exodus of 120.000 Armenians is a human tragedy, we also need to understand the suffering and the human tragedies of the 650.000 Azerbaijanis who have been expelled from their homes in Karabakh by Armenia in the 90ies and whos houses have been destroyed. The area around NK is polluted with mines which will take decades to demine. A peace agreement, however, should be conceived as being just to be sustainable and after the military defeat and the difficult geographical and geopolitical situation of Armenia, Armenia now finds itself in an asymmetric power situation. There obviously is a window of opportunity for a peace agreement between Armenia and Azerbaijan, but there are still some details which are not solved. The EU should have a realistic and unbiased stance in this conflict to be credible. Ultimately, it should put its efforts in de-escalation.

– the general perception is that around the world crisis, war and conflicts spreads up and never found a solution, after a while disappears from the media and the majority of the public opinion forget. Do you think there is a disaffection or – worse – a desensibilisation on the peace and human rights theme?

The erosion of human rights and international humanitarian law is one of the biggest concerns I have these days. We need to understand that the shift from a unipolar to a multipolar world order already happened and while credibility of the West in its values has been low for a long time, it seems not be existent anymore following the war of Israel against Gaza. While there is absolutely no justification for the horrible massacre and abduction of Israeli civilians by Hamas it doesn`t mean that Israel does not need to follow international humanitarian law. Unjustice does not justifies unjustice.

The unity the West when it came to the illegal and unprovoked invasion of Russia against Ukraine is now already crumbling, as we can see in the votings on UN GA resolutions asking for the protection of Palestinian and Israeli civilians. While Germany abstained, France, Portugal and Spain voted in favour. Austria even voted repeatedly against it. What has been true for Ukraine must also be true for Gaza. Otherwise we lose all our credibility. We are now witnessing the enlargement of the BRICS states. A lose network of states, dictatorships, authoritarian states and democracies who only seem to have in common that they are challengin the perceived dominance of the west. In a world where more than 60 percent of the popluation do not live in democracies we need to be realistic and pragmatic, while still not giving up on our values. There are so many global challenges we will not be able to solve without cooperation with non-like minded states. However, again, this cannot happen on the suspense of our values.

– Almost like a domino effect, the Gaza crisis spread up in the Middle East, rekindling dormant or never resolved conflicts; Is the case of the Iran-Pakistan tension (there will be a real de-escalation?) and of the Kurdistan raids (both Turkish and Iranian) of the last days. Is a worrying situation and a concrete menace for the stability in an area that never recovered from the recent years conflicts.  What could be tangible measures to promote peace in those regions?

At the moment we can only hope that the situation doesn`t deteriorate more, even though I am not too optimistic about it. The conflict between Israel and Palestine is more than 70 years old and as I said earlier, if we don`t work towards  political solutions, situations will keep escalating. Not to give up on the international order we created after the horrors of the WWII, back to the “never again”, is the best advice I could give right now. However, it seems that interests are succeeding values. It is a lot easier to destroy the order which was commonly created after WWII than to build it up again.

– Can you anticipate us some of the global topics of the 2023 IIP Annual Report?

Since we mostly deal with conflicts and wars there are topics which are influencing the dynamics directly or indirectly. One of the biggest challenges is and will be the fight against climate change. Climate change does influence conflict dynamics (think about conflicts over water or other natural resources). Another cross-cutting issue, which we should not forget is gender. For example we know from studies and research that peace-agreements are more sustainable and long-lasting if women and other minorities are included in the process. A third topic which comes to my mind is digitalization and the progress of artificial intelligence, for example in the development of autonomous weapons-systems.


[1] https://www.puls24.at/news/politik/orban-und-vucic-bei-nehammer-wenn-hardliner-kuscheln/302021

[2] https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2023/12/20/the-council-and-the-european-parliament-reach-breakthrough-in-reform-of-eu-asylum-and-migration-system/