Il bacino del Mediterraneo sta vivendo un periodo di profonda trasformazione politica ed economica, caratterizzata dall’emergere e dal rafforzarsi dell’influenza di attori che in passato avevano un ruolo marginale nella regione. Questo cambiamento riflette una più ampia ridefinizione degli equilibri di potere a livello globale, con potenze emergenti che cercano di estendere la propria sfera di influenza al di là dei loro tradizionali confini geografici e delle loro aree di proiezione strategica. India, monarchie del Golfo Persico, Russia, Cina e nazioni africane in rapida ascesa stanno assumendo un ruolo sempre più significativo e multiforme nelle dinamiche che interessano l’area mediterranea, alterando assetti geopolitici consolidati e creando al contempo nuove sfide e opportunità per i paesi che si affacciano su questo cruciale bacino.

Questo fenomeno di portata storica si manifesta attraverso una serie articolata e spesso interconnessa di iniziative diplomatiche ad alto livello, investimenti economici mirati in settori strategici, ambiziosi progetti infrastrutturali e partnership commerciali di lungo periodo. Tali azioni stanno concretamente ridisegnando la mappa delle relazioni politiche, dei flussi economici e degli scambi culturali nel Mediterraneo, con effetti tangibili che vanno ben oltre la sfera strettamente diplomatica o economica. L’analisi di queste nuove dinamiche richiede dunque uno sforzo di comprensione approfondito e multidisciplinare, volto a far emergere le sottostanti motivazioni strategiche di questi attori internazionali e a valutare in modo olistico l’impatto concreto delle loro scelte e azioni sul tessuto economico, sociale e finanche identitario delle nazioni e dei popoli mediterranei.

In tal senso, risulta quanto mai necessario elaborare griglie interpretative innovative e adottare prospettive analitiche che travalichino i tradizionali steccati disciplinari, e anche le rigide compartimentazioni geografiche – visto che la geografia stessa non è predefinita  statica se intesa come “geografia umana e geografia politica”. Solo attraverso un approccio realmente integrato sarà possibile cogliere appieno la complessità e la portata di questa fase di ridefinizione degli equilibri mediterranei, con le sue profonde implicazioni politiche, socio-economiche e culturali. Una fase che, per molti versi, appare destinata a segnare un punto di svolta nelle relazioni internazionali e negli assetti di potere a livello regionale e globale, con il Mediterraneo sempre più proiettato al centro di quella competizione tra potenze che appare destinata a caratterizzare il XXI secolo.

L’India e le nuove connessioni indopacifiche

L’India sta emergendo come un attore di crescente rilevanza nell’area del Mediterraneo, guidata dalla sua ambiziosa “Act East Policy” e dalla ferma determinazione a estendere la propria sfera di influenza economica e strategica ben oltre i confini dell’Oceano Indiano. Questa proiezione di potenza verso il Mediterraneo si configura come una mossa strategica di ampio respiro, finalizzata a consolidare il ruolo dell’India come potenza globale e a diversificare le sue partnership internazionali. La strategia indiana si articola attraverso un approccio multidimensionale, che combina sapientemente iniziative diplomatiche di alto profilo, collaborazioni mirate nel settore della sicurezza e investimenti strategici in settori economici chiave. Questo approccio multiforme e integrato riflette la consapevolezza di Nuova Delhi riguardo alla necessità di costruire relazioni profonde e a più livelli con i paesi del Mediterraneo, al fine di creare una rete di interessi condivisi che vada oltre le semplici transazioni commerciali.

La più ambiziosa manifestazione di una possibile visione complessiva è il cosiddetto India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), un grande progetto infrastrutturale che è stato anche fatto proprio dal G7. La portata strategica e sistemica di questo quadro di policy – per quanto ancora largamente sulla carta – è legata soprattutto al suo potenziale come alternativa alla “Nuova via della seta” cinese (la BRI), in particolare nell’area mediterranea che è intersecata da entrambe le iniziative.

Anche l’accordo trilaterale tra India, Emirati Arabi Uniti e Francia, siglato nel 2023, rappresenta un esempio paradigmatico di questa sofisticata strategia, delineando un quadro di cooperazione che abbraccia settori cruciali come la difesa, l’energia e le tecnologie avanzate.

Sul fronte marittimo, l’India ha notevolmente intensificato la sua presenza navale nel Mediterraneo, una mossa che segnala chiaramente le sue ambizioni nella regione. Questa crescente presenza si manifesta attraverso la partecipazione regolare a esercitazioni navali congiunte con i paesi del Mediterraneo, come l’esercitazione “Medusa”, e un significativo aumento della frequenza delle visite delle navi della Marina indiana nei porti strategici dell’area. Tali attività non solo rafforzano i legami militari e diplomatici dell’India con i paesi rivieraschi, ma fungono anche da potente strumento di soft power, proiettando l’immagine di una nazione capace e disposta a contribuire alla sicurezza marittima regionale. Dal punto di vista economico, le aziende indiane stanno espandendo i propri investimenti in alcuni paesi del Mediterraneo, con particolare attenzione ai settori ad alto valore aggiunto come l’IT, l’industria farmaceutica e le energie rinnovabili. Questa penetrazione economica non solo apre nuovi mercati per le imprese indiane, ma contribuisce anche alla diversificazione economica dei paesi ospitanti, creando un terreno fertile per partnership tecnologiche e scientifiche di lungo termine.

Le monarchie del Golfo e gli investimenti strategici

Le monarchie del Golfo Persico, con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti in prima linea, stanno assumendo un ruolo sempre più incisivo nelle dinamiche del Mediterraneo, spinte da una duplice necessità strategica: diversificare le proprie economie, tradizionalmente dipendenti dalle risorse energetiche fossili, e amplificare la propria influenza politica in un’area di cruciale importanza per gli equilibri globali. Questa proiezione di soft power economico si concretizza attraverso una strategia di investimenti in settori chiave dell’economia mediterranea, con particolare attenzione alle infrastrutture portuali, alle energie rinnovabili, al turismo di lusso e al settore immobiliare. Tali investimenti, caratterizzati da una visione di lungo termine e da una notevole capacità finanziaria, stanno ridisegnando il panorama economico di numerosi paesi rivieraschi, dall’Egitto alla Grecia, passando per il Marocco e la Spagna. Nel settore energetico, l’impegno dei paesi del Golfo nella promozione e nello sviluppo di progetti legati alle energie rinnovabili, come l’imponente parco eolico da 10 GW in Egitto finanziato dagli Emirati Arabi Uniti, sta accelerando la transizione energetica di diversi paesi del Mediterraneo, contribuendo al contempo a posizionare le monarchie del Golfo come attori chiave nella green economy a livello globale.

Parallelamente, la partecipazione delle compagnie petrolifere del Golfo, come la Qatar Petroleum, nei progetti di esplorazione e sfruttamento dei giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale sta contribuendo a ridefinire gli assetti energetici regionali, con profonde implicazioni per la sicurezza energetica europea e per gli equilibri geopolitici dell’area. Questi investimenti nel settore degli idrocarburi, lungi dall’essere mere operazioni commerciali, si configurano come mosse strategiche volte a consolidare l’influenza dei paesi del Golfo nei processi decisionali relativi alla gestione delle risorse energetiche nel bacino del Mediterraneo. La portata e la diversificazione di questi investimenti stanno generando un impatto economico diretto e tangibile nei paesi beneficiari, traducendosi nella creazione di migliaia di posti di lavoro, nello stimolo allo sviluppo di settori economici complementari e nell’accelerazione dei processi di ammodernamento infrastrutturale. Tuttavia, l’aspetto più rilevante di questa strategia di penetrazione economica risiede nelle sue implicazioni politiche: attraverso legami economici sempre più stretti, le monarchie del Golfo stanno tessendo una rete di relazioni privilegiate con i paesi del Mediterraneo, acquisendo un peso crescente nelle dinamiche politiche regionali e ponendosi come interlocutori imprescindibili in questioni cruciali come la stabilità regionale, i flussi migratori e la lotta al terrorismo. Si tratta di rapporti non facili sul piano diplomatico e della sicurezza, ma che certamente vanno coltivati con perseveranza.

La Russia e le leve energetica e militare

Nonostante le notevoli sfide poste dal conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni internazionali, la Russia persegue con determinazione una strategia volta a consolidare ed espandere la propria influenza nel bacino del Mediterraneo, articolando la sua azione su molteplici fronti: diplomatico, militare ed economico. Questo approccio multidimensionale riflette la visione strategica di Mosca, che considera il Mediterraneo un teatro cruciale per la proiezione del proprio potere a livello globale e per il contenimento dell’influenza occidentale. La base navale di Tartus in Siria, unico punto d’appoggio permanente della flotta russa nel Mediterraneo, riveste un ruolo cardine in questa strategia, fungendo da avamposto militare e simbolo tangibile della presenza russa nella regione. L’espansione e l’ammodernamento di questa infrastruttura, nonostante le difficoltà economiche, testimoniano l’importanza che il Cremlino attribuisce al mantenimento di una robusta capacità di proiezione di forza in queste acque strategiche. Tuttavia, le pesanti perdite subite dalla flotta del Mar Nero nel corso del conflitto ucraino, incluso l’affondamento dell’ammiraglia Moskva, hanno indubbiamente eroso la capacità navale russa, limitando, nel breve e medio termine, le ambizioni di espansione della sua presenza marittima nel Mediterraneo.

Sul fronte energetico, la Russia continua a svolgere un ruolo di primo piano come fornitore di gas naturale per numerosi paesi del Mediterraneo, sfruttando questa leva economica come strumento di influenza geopolitica. Il gasdotto TurkStream, che collega direttamente la Russia alla Turchia bypassando l’Ucraina, rappresenta un asset strategico fondamentale in questa architettura energetica, consolidando il ruolo di Mosca come fornitore affidabile e rafforzando al contempo i legami con Ankara, attore chiave negli equilibri regionali. Parallelamente, la Russia sta diversificando la propria offerta energetica nella regione, puntando sulla cooperazione nel settore nucleare civile. L’accordo per la costruzione di una centrale nucleare in Egitto, del valore di 30 miliardi di dollari, esemplifica questa strategia, che mira a creare partnership di lungo termine e dipendenze tecnologiche difficilmente reversibili. Questi progetti energetici, oltre al loro evidente impatto economico, svolgono una funzione cruciale nel tessere una rete di relazioni politiche privilegiate tra la Russia e i paesi partner del Mediterraneo, creando un intreccio di interessi condivisi che va ben oltre la mera sfera commerciale. In questo modo, Mosca punta a consolidare la propria posizione come attore imprescindibile nelle dinamiche regionali, bilanciando parzialmente l’indebolimento della sua proiezione militare con una più sofisticata strategia di influenza economica e diplomatica – che comunque dovrà fare i conti con vincoli importanti se continuerà il parziale isolamento politica dell’attuale leadership.

La Cina e la penetrazione mirata

La Cina sta attuando una strategia di espansione della propria influenza nel bacino del Mediterraneo caratterizzata da una notevole ampiezza di visione e da un approccio sistemico, incentrato principalmente su massicci investimenti infrastrutturali e accordi commerciali di vasta portata. Questa strategia si inserisce nel più ampio quadro dell’iniziativa Belt and Road (BRI), l’ambizioso progetto geopolitico ed economico lanciato da Pechino per ridisegnare le rotte commerciali globali e consolidare la propria posizione di potenza mondiale. Nel contesto mediterraneo, l’acquisizione e la successiva espansione del porto del Pireo in Grecia rappresenta un caso emblematico di questa strategia: attraverso ingenti investimenti e una gestione attenta e oculata, la China Ocean Shipping Company (COSCO) ha trasformato quello che era un porto di media importanza in un hub logistico di primaria rilevanza per il commercio euro-asiatico, in grado di movimentare oltre 5 milioni di container all’anno. Questo successo non solo ha generato significativi benefici economici per la Grecia, ma ha anche fornito alla Cina un punto d’accesso strategico per le sue merci dirette verso i mercati europei, alterando di fatto gli equilibri della logistica nella regione.

La strategia cinese non si limita al Pireo, ma si estende lungo l’intero arco costiero del Mediterraneo, con investimenti mirati in porti strategici come Vado Ligure in Italia, Valencia in Spagna e Port Said in Egitto, nonché in zone economiche speciali adiacenti a questi snodi portuali. Questa rete di infrastrutture sta progressivamente ridisegnando la mappa della logistica del Mediterraneo, ottimizzando i flussi commerciali tra Asia, Europa e Africa a vantaggio delle imprese cinesi. Parallelamente agli investimenti infrastrutturali, la Cina sta espandendo la propria influenza nel settore tecnologico, con aziende come Huawei e ZTE che ricoprono un ruolo sempre più rilevante nello sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione in numerosi paesi del Mediterraneo. Questa penetrazione nel settore digitale non solo offre opportunità di business per le aziende cinesi, ma solleva anche questioni strategiche relative alla sicurezza delle reti e alla sovranità tecnologica dei paesi ospitanti. La capacità della Cina di offrire pacchetti di investimento integrati, che combinano finanziamenti a condizioni vantaggiose, tecnologie avanzate e trasferimento di know-how, si sta rivelando particolarmente attraente per molti paesi in via di sviluppo della regione, costituendo una sfida diretta all’influenza tradizionale delle potenze occidentali e delle istituzioni finanziarie internazionali. Al contempo, sono già emersi alcuni seri problemi nella piena attuazione dei progetti cinesi, sia tecnici sia politici, che quasi certamente costringeranno Pechino a fare scelte più mirate e selettive, a volte condizionate dalla volontà dei paesi-partner di mantenere buoni margini di autonomia.

I paesi africanei e la ricerca di nuovi sbocchi

Le nazioni africane emergenti del bacino del Mediterraneo, con Egitto, Algeria e Marocco in prima linea, stanno ridefinendo il proprio ruolo politico ed economico nella regione, sfruttando  la loro posizione geografica strategica e le abbondanti risorse naturali a disposizione. Questa evoluzione riflette una crescente consapevolezza del potenziale di questi paesi di fungere da ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente, nonché la loro ambizione di emergere come attori autonomi e influenti nelle dinamiche mediterranee.

L’Egitto, in particolare, sta consolidando la propria posizione come hub energetico regionale di primaria importanza, capitalizzando sulle recenti scoperte di vasti giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale, come il giacimento Zohr. Parallelamente, Il Cairo sta investendo massicciamente nelle energie rinnovabili, con progetti ambiziosi come il complesso solare di Benban, uno dei più grandi al mondo. Questa duplice strategia nel settore energetico non solo mira a soddisfare la crescente domanda interna di energia, ma posiziona anche l’Egitto come un fornitore chiave per i mercati europei, in un momento di crescente instabilità geopolitica e di ricerca di alternative alle forniture russe.

L’ambizione egiziana di svolgere un ruolo centrale nelle dinamiche economiche regionali si manifesta anche attraverso il progetto di espansione del Canale di Suez e lo sviluppo di zone economiche speciali adiacenti, come quella di Ain Sokhna. Questi investimenti infrastrutturali stanno potenziando la capacità dell’Egitto di fungere da snodo logistico cruciale tra Europa, Africa e Asia, attraendo investimenti internazionali e creando nuove opportunità di sviluppo economico. L’Algeria, forte delle sue riserve di idrocarburi, sta intensificando la cooperazione energetica con l’Europa, sfruttando la crescente domanda di alternative al gas russo. L’accordo del 2023 con l’Italia per aumentare le forniture di gas naturale attraverso il gasdotto TransMed esemplifica questa strategia, che mira a consolidare il ruolo dell’Algeria come fornitore affidabile e partner strategico per la sicurezza energetica europea.

Il Marocco, d’altra parte, sta perseguendo una strategia di diversificazione economica più ampia, puntando sullo sviluppo delle energie rinnovabili, con progetti ambiziosi come il complesso solare di Noor Ouarzazate, e sull’attrazione di investimenti nel settore manifatturiero, in particolare nell’industria automobilistica. Queste iniziative non solo stanno trasformando il tessuto economico di questi paesi, creando nuove opportunità di occupazione e crescita, ma stanno anche modificando la loro posizione nelle catene del valore globali e regionali.

A fronte di questi progressi e di queste ambizioni regionali, è anche vero che i tre paesi appena citati – e del resto tutti quelli della regione, praticamente senza eccezione – continuano a registrare limitati tassi di crescita economica, assetti produttivi piuttosto sbilanciati, e a volte gravi problemi di legittimità interna. Sono problemi di vecchia data, che non sembrano ancora aver trovato una “formula” politica che sia risolutiva e sostenibile nel tempo.

I processi economici di una regione diversificata

L’interazione di queste diverse influenze sta producendo effetti concreti e misurabili sull’economia e sulla società dei paesi del Mediterraneo, ridisegnando il panorama regionale in modi significativi. La diversificazione delle partnership commerciali e degli investimenti ha portato a un aumento sostanziale degli scambi lungo l’asse Sud-Sud. Nel settore portuale, l’aumento del traffico di container ha superato le aspettative, con porti come il Pireo e Tanger Med che hanno visto incrementi considerevoli nei volumi movimentati. Questi sviluppi hanno avuto un impatto diretto sul mercato del lavoro, con la creazione di numerosi posti di lavoro nel settore logistico e nelle attività correlate. Nel settore energetico, nuove scoperte di giacimenti e investimenti nelle energie rinnovabili stanno ridefinendo la mappa energetica della regione, con implicazioni significative per la sicurezza energetica e le relazioni commerciali. Parallelamente, la regione sta vivendo una rivoluzione digitale, con un aumento degli investimenti in startup tecnologiche e l’adozione di tecnologie avanzate in settori tradizionali come l’agricoltura e il turismo.

L’interazione di varie influenze politiche ed economiche sta producendo effetti concreti e misurabili sull’economia e sulla società dei paesi del Mediterraneo, ridisegnando in modo significativo il panorama regionale. La diversificazione delle partnership commerciali e degli investimenti ha portato a un aumento sostanziale degli scambi Sud-Sud, con il corridoio economico Cina-Mediterraneo-Africa che ha registrato una crescita notevole negli ultimi anni. Secondo un rapporto dell’OECD del 2023, il commercio intra-mediterraneo è cresciuto del 7,2% annuo dal 2018 al 2022, raggiungendo 1,3 trilioni di dollari. Nel settore portuale, l’aumento del traffico di container ha superato le aspettative: il Pireo ha registrato un aumento del 18,5% nel 2022, raggiungendo 5,8 milioni di TEU, mentre Tanger Med ha superato i 7 milioni di TEU nello stesso anno, con una crescita del 6% rispetto al 2021. Nel settore energetico, nuove scoperte di giacimenti e investimenti nelle energie rinnovabili stanno ridefinendo la mappa energetica della regione, con implicazioni significative per la sicurezza energetica e le relazioni commerciali. Secondo l’International Energy Agency, gli investimenti nelle energie rinnovabili nel Mediterraneo sono cresciuti del 25% nel 2022, raggiungendo 28 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, la regione sta vivendo una rivoluzione digitale, con maggiori investimenti in startup tecnologiche e l’adozione di tecnologie avanzate in settori tradizionali come l’agricoltura e il turismo. Un rapporto di Startup Genome del 2023 ha rivelato che gli investimenti in startup tecnologiche nella regione mediterranea sono aumentati del 35% nel 2022, raggiungendo 4,2 miliardi di dollari, con hub emergenti come Tel Aviv, Barcellona e Il Cairo che guidano questa crescita.

Nel complesso, proprio la notevole diversificazione sembra emergere come la caratteristica saliente della regione mediterranea: una regione più connessa che in passato, anche rispetto alle grandi filiere internazionali del valore, ma comunque assai variegata e difficile da catturare in un unico quadro interpretativo. In ultima analisi, forse questo è in sé un dato positivo, visto che può consentire una maggiore sperimentazione di modelli di sviluppo e magari anche di formule politiche innovative.

Fonti e documenti

India

India: Venturing Into the Mediterranean?

India’s Middle East Strategy

Italy and India consolidate the link between the Mediterranean and the Indo-Pacific

India’s Engagement with the Middle East Reflects New Delhi’s Changing Worldview

India’s Diplomatic Endeavor in Greece: Strengthening Eastern Mediterranean Ties

Monarchie del Golfo

The Rising Gulf

Ruling Families and Business Elites in the Gulf Monarchies: Ever Closer?

The Gulf Monarchies beyond the Arab spring : changes and challenges

Gulf monarchies and the eastern Mediterranean: Growing ambitions

The Gulf States’ Political and Economic Role in the Mediterranean

The Gulf monarchies in a changing MENA region

Russia

Russia’s Naval Strategy in the Mediterranean

Russia’s Ambitious Military-Geostrategic Posture in the Mediterranean

Russia’s Posture in the Mediterranean: Implications for NATO and Europe

Cina

Cooperation Between China and Eastern Mediterranean Countries in the Context of the Belt and Road Initiative: Opportunities and Challenges

China’s Belt And Road Initiative And The Mediterranean Region: The Energy Dimension

The Mediterranean between uncertainty and hope

The Future of the Belt and Road in Europe

China’s Maritime Silk Road Initiative: Economic Drivers and Challenges

Nazioni africane

The new rules of geopolitics in Africa

The New Geopolitics of the Eastern Mediterranean

A Geopolitical Sea: The New Scramble for the Mediterranean

The Changing Mediterranean: Geopolitical Tensions and Challenges

Questioni economiche e commerciali

Mediterranean Economies 2023: The impact of the Russia-Ukraine war in the Mediterranean region: the socio-economic consequences

The Mediterranean between uncertainty and hope

The Russian strategy in the Mediterranean

Tanger Med in 2022: All indicators in the green, maintaining leadership in the Mediterranean and Africa

Why South-South trade is already greater than North-North trade—and what it means for Africa

In 2023, container traffic in the port of Piraeus increased by +2.0%

Eastern Mediterranean gas discoveries, progress, and what to watch in 2023

The Global Startup Ecosystem Report 2024